martedì 23 marzo 2010

Ciò in cui credo – James G. Ballard Parte II

Ho assimilato, ho riflettuto e ho analizzato gli appunti del corso. Bene.

Dal post precedente sono rimasta affascinata da lui. Ma fino a un certo punto. E vi spiegherò il perchè.

Egli è Ballard. Un uomo non ordinario. Il suo è uno sguardo itinerante capace di cogliere gli elementi concreti della realtà odierna. Meglio ancora, una sguardo piuttosto maniacale che capta le cose perverse della nostra società.
Egli capisce che gli oggetti godono di atrattiva, sono affascinanti. Questo bastardo ha capito che bisogna vedere il mondo sotto una lente d'ingrandimante e posare l'attenzione sul dettaglio apparentemente più insignificante. Da lì il fascino per questi motel desolati e per quelle griglie delle automobili. Poetico da morire.

Vediamo la questione morbosa che mi turba di lui.
Ballard è un fottuto pazzo. Partiamo da questo presupposto. L'elemento banale che ha captato osservando la società da voyeur diventa il centro morboso attorno la quale girano le esistenze dei suoi personaggi.

Vediamo uno dei suoi libri: "Crash"

In questo libro il corpo diventa il protagonista del libro. La perversione fa da padrone nella storia. La modernità e l'uomo diventano un tutt'uno, trasformandosi così in un modello di unione sessuale estrema tra "il corpo e la macchina". Il protagonista studia tutti gli incidenti d'auto, questa nuova "arte" legata al corpo in relazione alla tecnica. Il Perverso prova eccitazione intellettuale ogni volta che vede degli incidenti per intenderci.Ma perchè?
Perchè osservare l'incidente e quindi la macchina (icona del mondo dei consumi) significa trovare quella dimensione libidica che la società ha mutilato negli uomini.

Ringrazio il mio prof di Filosofia teoretica per questo, ma non mi convince

Non so, è troppo per me.

Nessun commento:

Posta un commento