venerdì 23 agosto 2013

Tracce di umanità

Come rimanere umani in un mondo in frantumi?

Tra commenti, grafici excel e analisi vari  decido di accompagnare questo molesto lavoro con le notizie trasmesse dai tg spagnoli. Le notizie scorrono: come al solito abbiamo sezione gossip, scandali vari e disastri di guerra.

Improvvisante sento: "Bomba a Damasco, 20 morti". E da lì l'epifania. Madò, giusto l'altro giorno un mio amico siriano ha pubblicato su face la foto di suo cugino morto ammazzato dai ribelli. 
Altra notizia: "Morti sulla Striscia di Gaza". Buon Gesù, ripenso al migliore amico della mia compagna di studi, accoltellato mentre faceva volontariato a Gaza.
Infine: "Mafia, arrestato capo mafioso della 'Ndrangheta". E ripenso alla merda che ho visto con i miei occhi giù al sud.

Perché la mia attenzione e la mia indignazione sono stati risvegliati solo nel momento in cui il dramma mi ha toccato direttamente o indirettamente?

Perché  una bomba fa male solo se è l'esperienza personale a essere coinvolta nell'esplosione?


Oggi ho ripensato a questa dinamica, a questo meccanismo infingardo che svuota di umanità il poco che mi resta. -Non voglio che questo succeda- penso tra me e me. Non voglio abituare me stessa a ciò che il tg e il mondo ci spaccia come normalità. Non voglio abituarmi al silenzio della mia società, al suo velo di Maya.

La lancetta dell'indifferenza che scandisce la nostra vita quotidiana e l'abulia collettiva rappresentano probabilmente il peggior male da estirpare.

Il fatto è che il mondo continuerà a marcire e la mia indignazione verso questa attitudine continuerà a fare un baffo al bambino africano che muore di fame. Questo è palese.
La questione piuttosto sta nello stigmatizzare questa apatia quotidiana, questo socialmente indifferenti, affinché noi, attori sociali, possiamo cercare di mantenerci umani almeno dentro di noi.

E penso vivamente che mantenere queste tracce di umanità possano aiutare il singolo per le piccole realtà che lo circondano.

E poi chissà, il singolo può diventare plurimo. E io continuo ad alimentare la mia vita di sogni e di utopie, e voglio che continui ad essere così. Voglio un mondo in cui tutti, me compresa, siano decongestionati dalle bende della freddezza e dove finalmente ci sia una solidarietà comune e la "voglia di potercela fare"

Alla fine voglio sedermi dalla parte dell'utopia anche se la maggioranza decide di occupare gli altri posti.


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